Con il suo vero nome di "33/2 Stradale", era, all'epoca, la più rara e la più veloce di tutte le Alfa Romeo "da strada". Inoltre, era anche la vettura più costosa che un privato potesse offrirsi alla fine degli anni Sessanta.
Chi riusciva ad acquistare un esemplare dell'Alfa Romeo 33 Coupé era veramente un privilegiato. La casa produsse diciotto telai, ma soltanto dodici vetture vennero in realtà costruite: il destino di altri quattro telai è sconosciuto (forse non furono mai neppure realizzati), mentre due sono di proprietà del marchio.
Sotto la sua superba carrozzeria coupé, disegnata da Franco Scaglione e realizzata a mano dalla Carrozzeria Marazzi, la 33 Stradale è una coupé-prototipo nel senso puro del termine, concepita dall'ingegner Carlo Chiti, fondatore dell'Autodelta nel 1963. L'anno seguente, gli venne commissionata una nuova vettura da corsa, che fosse in grado di succedere alla Alfa Romeo TZ2.
Chiti optò per un'architettura a motore centrale (che si traduceva in una ripartizione del 60% del peso sul posteriore), inusuale per la Casa: la struttura del telaio era fortemente ispirata alla costruzione aeronautica, con un'ossatura ad H asimmetrica costituita da due grossi tubi laterali in alluminio, che ospitavano i serbatoi per il carburante, e da un grosso tubo trasversale.
Anteriormente, una struttura multitubolare in magnesio ricoperto di un sottile strato di fibra di vetro ricevette gli elementi della sospensione. Il motore era un nuovissimo V8 a 90° da due litri, con doppio albero a camme in testa, iniezione Spica e doppia accensione (cioè sedici candele e quattro bobine). Il cambio Colotti era a sei velocità, mentre sulle ruote erano montati quattro freni a disco.
Una prima versione della coupé "da strada" fu presentata al Salone dell'Auto Sportiva di Monza nel settembre 1967, e più tardi a Torino. la si riconosce facilmente per i doppi fari, il tergicristallo unico e l'assenza di prese d'aria laterali.
Al Salone di Ginevra dell'anno successivo comparve la versione definitiva: fari semplici, larghe prese d'aria laterali e tergicristallo classico. L'interasse era più lungo di 25 cm rispetto a quello della "cugina" da corsa; le portiere si aprivano in avanti e in alto.
Sulla base della 33/2, furono create quattro "vetture da sogno": la Carabo di Bertone (Salone di Parigi 1968), la coupé di Pininfarina (Salone di Ginevra 1969), l'Iguana dell'Italdesign (Salone di Torino 1969) e la P/33 Roadster G.S. di Pininfarina. Tutte queste vetture sono conservate al museo dell'Alfa Romeo di Arese.
Nell'abitacolo, sotto gli occhi del pilota, un contagiri graduato a 10000 giri, senza zona rossa. Gli altri strumenti, fra cui il tachimetro graduato fino a 300 km/h, sono raggruppati al centro della consolle.

Dati tecnici
Dimensioni e peso:
Interasse 2,35 m
carreggiata anteriore 1,35 m
carreggiata posteriore 1,445 m
peso 700 kg

Motore:
Otto cilindri a V
alesaggio x corsa: 78 x 52 mm
cilindrata: 1995 cc.
potenza: 230 CV (169 kW) a 8800 giri/min

Prestazioni:
Velocità max: 260 km/h
accelerazione: da 0 a 95 km/h in 6 secondi




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